68. MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA

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(15-06-2011) - 68. Mostra / Apichatpong Weerasethakul, Carlo Mazzacurati, Roberta Torre giurati

Apichatpong Weerasethakul, Carlo Mazzacurati e Roberta Torre Presidenti delle Giurie Orizzonti, Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis” e Controcampo italiano

Il pluripremiato regista Apichatpong Weerasethakul, Palma d’oro a Cannes nel 2010 con "Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti" ("Loong Boonmee Raleuk Chaat") e in Concorso a Venezia nel 2006 con l’acclamato "Syndromes and a Century" ("Sang sattawatt"); il regista italiano Carlo Mazzacurati, applaudito protagonista alla Mostra di Venezia 2010 con "La passione" (in Concorso) e il documentario "Sei Venezia"; e la regista italiana Roberta Torre, che alla Mostra 2010 ha aperto Controcampo italiano con il successo internazionale "I baci mai dati", saranno rispettivamente i Presidenti delle Giurie della sezione Orizzonti, dedicata alle nuove correnti del cinema mondiale; del Premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis”; e della Giuria Controcampo italiano, che intende fare il punto sulle nuove linee di tendenza del cinema italiano, alla 68. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (31 agosto-10 settembre 2011).

La proposta è stata formulata dal Direttore della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, Marco Mueller, al Cda della Biennale di Venezia presieduto da Paolo Baratta, che l’ha accolta.

Il regista tailandese Apichatpong Weerasethakul ha costruito un percorso a cavallo fra arte e cinema, che lo ha portato a essere rapidamente considerato uno dei più importanti giovani registi e artisti internazionali, e una figura chiave del cinema emergente thailandese. I suoi film esplorano in modo poetico il tema della memoria, la politica e i problemi sociali. Cineasta indipendente, Weerasethakul è impegnato a promuovere il cinema sperimentale e d’autore con la sua casa di produzione Kick Machine Films, fondata nel 1999, che ha prodotto tutti i suoi lungometraggi. Inizia a girare film e video sperimentali nei primi anni ’90, nel 2000 realizza il suo primo lungometraggio, Mysterious object at noon (Dokfa nai meuman), ma già dal 1998 allestisce mostre e installazioni in molti Paesi. Nel 2002 riceve a Cannes il premio Un Certain Regard per Blissfully yours (Sud sanaeha), in cui gioca sulla convergenza ambigua tra fiction e documentario, riuscendo a creare una particolare atmosfera non realistica, che porta lo spettatore in un tempo e in uno spazio sensorialmente dilatati. Ciò avviene in Mysterious Objects at Noon, in Blissfully Yours e in quel Tropical Malady, storia d'amore gay fra un ragazzo e un soldato raccontata al limite fra l'avanguardia concettuale e i territori della video-art, che a Cannes nel 2004 vince il Premio della Giuria. Su stile e tono simili si colloca Syndromes and a Century (Sang sattawatt), primo film thailandese in Concorso a Venezia, con il quale indaga la memoria e i personali ricordi d'infanzia attraverso uno stile estremamente privato e autobiografico. Il compromesso tra l’attualità e la memoria nostalgica del mondo che fu (e che non potrà essere in futuro) è al centro di quest’opera, la cui narrazione procede senza soluzione di continuità tra l’onirico e il reale. Con il suo ultimo lavoro, Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti (Loong Boonmee Raleuk Chaat), Palma d’oro a Cannes 2010, opera in cui emerge con forza tutta la sua straordinaria capacità visionaria, affronta il rapporto con la spiritualità, componente presente da sempre all’interno della cultura Thai, e non esplorata dalla cinematografia contemporanea del suo Paese. Il film ha consacrato Weerasethakul come uno tra i registi più capaci a rappresentare il rapporto tra sogno e realtà.

Carlo Mazzacurati da oltre un trentennio indaga nei suoi film gli angoli nascosti di una provincia (il suo Nordest, ma non solo) intesa sia come luogo geografico, sia come spazio narrativamente intimo. Dall’esordio con Notte Italiana (presentato nel 1987 a Venezia, poi premiato col Nastro d’argento), ambientato nel Delta padano (come molti suoi film), descrive l’andatura dolente e ostinatamente dignitosa di un’umanità alla ricerca di un riscatto esistenziale, mostrandosi sempre attento alla misura espressiva e alla semplicità del racconto. Dopo Il prete bello (1989) tratto dal romanzo di Parise, con il notturno e desolato Un’altra vita (1992), storia di una giovane russa immigrata a Roma pone per la prima volta il drammatico confronto (che riprenderà) tra la società euro-occidentale opulenta, e quella di un’Europa orientale dai valori sconvolti. Il successivo Il Toro (1994) è la tragicomica storia di due disoccupati veneti in viaggio verso l’Ungheria per far fortuna, che incrocia i codici della commedia (il film vince a Venezia il Leone d’argento e il protagonista Roberto Citran la Coppa Volpi). In Vesna va veloce (1996) mette poi in scena l’odissea in Italia di una giovane ragazza ceca, ancora sullo sfondo del problematico cambiamento etnico e sociale del Nordest. L’estate di Davide (1988) è un ritorno a toni autobiografici con l’educazione sentimentale di un ragazzo in vacanza nel Polesine. Nel 2000, con La lingua del santo (2000), declina con sensibilità e intensità narrativa il tema di partenza del Toro (due poveracci veneti che tentano il colpo della vita). A cavallo della tigre (2002) è un anomalo remake dell’omonima commedia girata nel ’61 da Luigi Comencini. Nel 2004 con L’amore ritrovato narra una delicata vicenda di adulterio, e nel 2007 intreccia giallo, dramma e commedia in La giusta distanza, nuovamente sullo sfondo di un Nordest in bilico fra tradizione e cambiamento. Nel 2010 a Venezia ha portato in Concorso La Passione – dove è ritornato alla commedia ed ha esplicitato con la consueta, affettuosa sensibilità la propria “passione” per il mondo del cinema - e ha presentato Fuori concorso il documentario Sei Venezia, struggente racconto su 6 veneziani, per cogliere nel profondo il sentimento della città lagunare.

Roberta Torre ha esordito nel lungometraggio nel 1997, presentando con grande successo a Venezia Tano da morire, inconsueto musical sulla mafia interpretato da attori non professionisti, che ingloba in modo singolare componenti di altre forme di spettacolo, anche popolari, talvolta dimenticate (la sceneggiata, la festa di piazza). I film vince il premio Luigi De Laurentiis per l'opera prima e in seguito due David di Donatello e tre Nastri d’Argento. E’ un musical anche il successivo Sud Side Stori (2000), che rilegge la storia di Romeo e Giulietta in chiave multirazziale e si caratterizza per il mélange di frammenti diversi, da spezzoni di finto cinema-verità a numero musicali veri e propri. Conferma una formula che segna la personale tendenza alla sperimentazione dell'autrice, e che porta a recitare, ballare e cantare centinaia di immigrati e immigrate presi dalla strada. Ma il suo terzo film, il mélo Angela (2002), anch’esso di ambientazione siciliana, segna un mutamento radicale nello stile della regista, che ritrova il realismo dei primi documentari (Senti amor mio?, 1994, Appunti per un film su Tano, 1995, e La vita a volo d'angelo, 1996), accostato a una struttura narrativa di impianto più classico. Nel 2006 la Torre sorprende ancora realizzando Mare nero, un noir inquietante dove, per l’ispettore protagonista, l’indagine diventa a poco a poco una vera e propria ossessione. E’ dello scorso anno il suo ultimo lavoro, I baci mai dati, storia di una tredicenne di un quartiere degradato di Catania, che un giorno s’inventa di poter fare miracoli. Il film, dopo aver aperto con particolare successo a Venezia la sezione Controcampo italiano, è stato venduto in dieci Paesi ed è stato presentato al Sundance, a Mosca, a Londra e Tokyo.

La Giuria internazionale della sezione Orizzonti, la sezione che dall’anno scorso si apre a tutte le opere “fuori formato”, con un più ampio e dinamico sguardo verso le vie nuove dei linguaggi espressivi che confluiscono nel cinema, sarà composta da 5 personalità del cinema e della cultura di diversi paesi e presieduta da Apichatpong Weerasethakul, e assegnerà – senza possibilità di ex aequo - quattro Premi: Premio Orizzonti (riservato ai lungometraggi), Premio Speciale della Giuria Orizzonti (riservato ai lungometraggi), Premio Orizzonti Cortometraggio, Premio Orizzonti Mediometraggio.

La Giuria internazionale del premio Venezia Opera Prima “Luigi De Laurentiis”, composta da 5 personalità del cinema e della cultura di diversi Paesi tra i quali un produttore, e presieduta da Carlo Mazzacurati, assegnerà senza possibilità di ex aequo, tra tutte le opere prime di lungometraggio nelle diverse sezioni competitive della Mostra (Selezione ufficiale e Sezioni autonome e parallele), il Leone del Futuro - Premio Venezia Opera Prima Luigi De Laurentiis, e 100.000 USD messi a disposizione da Filmauro di Aurelio De Laurentiis, che saranno suddivisi in parti uguali tra il regista e il produttore.

La Giuria di Controcampo italiano, composta da 3 personalità del cinema italiano, e presieduta da Roberta Torre, assegnerà senza possibilità di ex-aequo il premio Controcampo italiano, tra le opere presentate nella sezione che intende fare il punto sulle nuove linee di tendenza del cinema italiano. Al regista vincitore, Kodak offrirà un premio del valore di 40.000 euro in pellicola cinematografica negativa nei formati 35 o 16mm (a discrezione del vincitore), che gli permetterà di girare un altro lungometraggio.

Note biografiche
Apichatpong Weerasethakul (regista, artista – Tailandia)

Apichatpong Weerasethakul è nato a Bangkok nel 1970 ed è cresciuto a Khon Kaen, nella Thailandia nord-orientale. Laureato in architettura all’università di Kohn Kaen, si è specializzato in cinematografia all’Art Institute di Chicago. Nel 1994 inizia a girare film e video, e nel 2000 realizza il suo primo lungometraggio, Mysterious object at noon (Dokfa nai meuman), ma già dal 1998 allestisce mostre e installazioni in molti paesi. Fra le molte mostre a cui ha preso parte si segnalano Art Unlimited ad Art Basel 39, Life on Mars, al 55th Carnegie International di Pittsburgh, Unknown Forces a Redcat, Los Angeles nel 2007, la commissione The Anthem della Frieze Art Fair di Londra, la prima Triennale di Torino e le Biennali di Taipei, Busan, Istanbul e Tirana. I suoi film, spesso molto diversi fra loro, esplorano in modo poetico e originale il tema della memoria, la politica e i problemi sociali. Cineasta indipendente, Weerasethakul è impegnato a promuovere il cinema sperimentale e d’autore con la sua casa di produzione Kick Machine Films, fondata nel 1999, che ha prodotto tutti i suoi lungometraggi. I suoi progetti artistici e i lungometraggi hanno ottenuto grande considerazione a livello internazionale e svariati riconoscimenti nei festival cinematografici di tutto il mondo, fra i quali due premi a Cannes: nel 2002 ha ricevuto il premio Un Certain Regard per Blissfully yours (Sud sanaeha), e nel 2004 ha vinto il Premio della Giuria con Tropical Malady (Sud pralad), che la rivista del British Film Institute “Sight&Sound” ha indicato fra i 30 film chiave del primo decennio degli anni Duemila. Nel 2005 il Ministero della Cultura Thai gli conferisce uno dei riconoscimenti più prestigiosi per l’arte visiva, il Silpatorn, mentre nel 2008 è il primo artista a ricevere il Fine Prize della 55^ Carnegie International (la più antica esposizione d’arte contemporanea del Nord America). Quello stesso anno il Ministero Francese della Cultura e delle Comunicazioni gli attribuisce la medaglia di Cavaliere dell’Ordine delle Arti e delle Lettere, mentre nel 2009 il Museo del Cinema Austriaco pubblica una notevole monografia in inglese sulla sua opera. Già tre anni prima, nel 2006, segna un primato con il suo film Syndromes and a Century (Sang sattawatt): primo film Thai in competizione alla Mostra di Venezia. Indicato da numerosi critici internazionali nella top ten dei migliori film dell’anno, è stato nominato miglior film del decennio dalla Cineteca del Festival di Toronto. Fra i suoi progetti c’è Vampire, cortometraggio commissionato dalla Louis Vuitton e presentato in anteprima nell’Espace Louis Vuitton a Parigi; inoltre, Weerasethakul è uno dei 20 artisti e registi che hanno realizzato un cortometraggio per l’Alto Commissariato per i Diritti Umani delle Nazioni Unite, in occasione del 60° anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani. Il suo ultimo progetto, Primitive, è composto da un’installazione video su larga scala, un cortometraggio, un libro d’artista e un lungometraggio, Lo zio Boonmee che si ricorda le vite precedenti (Loong Boonmee Raleuk Chaat), film premiato con la Palma d’Oro al Festival di Cannes 2010, prima opera proveniente dal Sudest asiatico (e settima dall’Asia) a ottenere questo riconoscimento. Tale progetto artistico su multipiattaforma è incentrato sulle ricerche, le collaborazioni e le opere avviate e create da Apichatpong Weerasethakul nel villaggio di Nabua nella provincia Isan nell'area nord est della Thailandia. Nel 2009 il ciclo Primitive è stato presentato presso la Haus der Kunst di Monaco, il Musée d'Art Moderne De La Ville De Paris/ARC e FACT a Liverpool. Attualmente Apichatpong Weerasethakul sta lavorando ad un progetto incentrato sul fiume Mekong nell’area di confine fra Thailandia e Laos. Carlo Mazzacuranti (regista – Italia)
Nato a Padova il 2 marzo del 1956, Carlo Mazzacurati, ha indagato e continua a indagare il presente, partendo dal microcosmo della provincia per farsi narratore di un’umanità più universale, dipingendone le tante sfumature con diverse tonalità di colore, a volte con un’intensità e una tensione più introspettive, altre volte con la leggerezza e l’ironia di un cinema che sa far riflettere senza perdere il sorriso. Dopo essersi laureto al DAMS di Bologna, nel 1979 Mazzacurati dirige, in 16mm, Vagabondi. Si trasferisce a Roma dove collabora alla stesura di varie sceneggiature e scrive storie per la tv. Debutta nel lungometraggio con Notte italiana (1987), sotto l'egida della neonata Sacher Film di Nanni Moretti: la pellicola - una storia di corruttela e mala politica, ambientata sul delta del Po - è accolta molto positivamente dal pubblico e dalla critica e vince il Nastro d'argento e il Ciak d’oro nel 1987. Due anni dopo Il prete bello, tratto dal romanzo omonimo di Goffredo Parise, vince il Primo Premio al Festival di Annecy. Nel 1992 Un'altra vita viene presentato al Festival di Venezia e conferma il talento del giovane cineasta con una vicenda amara, ambientata in una Roma cupa e devastata dal degrado. Nel 1994 realizza Il toro (Leone d'argento a Venezia e Coppa Volpi a Roberto Citran), che punta la macchina da presa sul desiderio di riscatto di due allevatori in cassa integrazione che rubano un toro, e cercano di venderlo percorrendo le strade di una ex Jugoslavia confusa e desolata. Nel mostrare il dramma personale dei protagonisti, Mazzacurati rappresenta un viaggio che diventa un pretesto per riflettere sulle conseguenze della fine del comunismo e sul cinismo degli speculatori che si arricchiscono sfruttando la miseria della gente. Alla ricerca di un'impossibile rivincita esistenziale è anche la protagonista ceca di Vesna va veloce (1996), seguito da L'estate di Davide (1998), film per la tv distribuito poi nelle sale cinematografiche, dove il regista mette in scena con grande acutezza e sensibilità la fine delle illusioni ingenue di un giovane in vacanza nel Polesine. Nel 1999 lavora, insieme Marco Paolini, a Ritratti, dialoghi con importanti personaggi della cultura veneta. L'anno dopo è la volta de La lingua del santo, presentato in concorso alla Mostra di Venezia, con la coppia formata da Antonio Albanese e Fabrizio Bentivoglio. Stavolta Mazzacurati abbandona il pessimismo aspro dei film precedenti per lasciare spazio a una comicità più esilarante che ha il dono della leggerezza, capace con un sorriso di riflettere sugli inconvenienti dell'esistenza. Dopo A cavallo della tigre (2002), rifacimento di una commedia girata nel 1961 da Luigi Comencini, il regista padovano decide di occuparsi d'amore: con L'amore ritrovato, presentato fuori concorso a Venezia nel 2004, interpretato da Stefano Accorsi e Maya Sansa, l'autore descrive una vicenda nostalgica che parla della vitalità della passione malgrado il passare del tempo, ambientata nella provincia toscana degli anni Trenta. Se negli ultimi due film lo sguardo era rivolto al passato in modo intimistico, nel 2007 il regista ritorna alle sue origini percorrendo i binari che lo portano nuovamente in un paesino del nord-est a raccontare un giallo che ha il sapore del malessere sociale contemporaneo in La giusta distanza. Nel 2010 è stato doppiamente protagonista della Mostra, presentando in concorso La Passione e fuori concorso Sei Venezia, il racconto di sei storie di altrettanti abitanti di Venezia per cogliere il sentimento della città lagunare. Roberta Torre (regista - Italia)
Roberta Torre nasce a Milano. Dopo la laurea in filosofia, la Scuola di Cinematografia di Milano e l'Accademia d'Arte Drammatica Paolo Grassi, si trasferisce a Palermo nel 1990. Negli anni '90 gira diversi cortometraggi in video - Angelesse (1991), Angeli con la faccia storta (1992), Le anime corte (1992), Il teatro è una bestia nera (1993), Senti amor mio? (1994), La vita a volo d'angelo (1995), Verginella (1996) - che le fruttano vari premi in festival cinematografici italiani e stranieri e fonda una piccola casa di produzione, la "Anonimi & Indipendenti". Il grande successo arriva però nel 1997 con il suo primo lungometraggio Tano da morire, un musical per molti versi anomalo che viene presentato al Festival di Venezia, in cui gli viene attribuito il premio Luigi De Laurentiis per l'opera prima, e che conquista poi altri premi tra cui due David di Donatello (miglior regista esordiente e migliore musicista a Nino D'Angelo) e tre Nastri d'Argento (miglior regista esordiente, migliore musica, migliore attrice non protagonista). Il seguito ideale di questo percorso è Sud Side Stori (2000), ancora un musical che rilegge la storia di Romeo e Giulietta in chiave multirazziale. La colonna sonora del film è firmata tra gli altri da Pacifico, che proprio in quell'occasione scopre il suo talento di paroliere, e Dennis Bowell, arrangiatore del grande Linton Qweesi Johnson. Ancora una formula che segna la tendenza alla sperimentazione dell'autrice che porta a recitare, ballare e cantare centinaia di immigrati e immigrate presi dalla strada. Nel 2002 firma Angela, un melò presentato al Festival di Cannes nella sezione Quinzaine des Réalisateurs che segna un mutamento radicale di stile e ritrova il realismo dei primi ritratti documentaristici accostandolo ad una struttura narrativa di impianto classico. Al Festival di Locarno viene presentato Mare Nero (2006), un film noir, la storia inquietante di un uomo alle prese con le sue ossessioni girata nel mondo notturno dei privè e degli scambi di coppia, con Anna Mouglalis e Luigi Lo Cascio e si avvale della colonna sonora del compositore premio oscar Shigeru Umebayashi. Nel 2008 fonda la Rosettafilm con cui produce Itiburtino terzo e La notte quando è morto Pasolini, due docu-film sulle borgate romane. Il primo è un affresco sulla vita e le storie dei giovani del tiburtino terzo, storico quartiere di Roma, il secondo è una lunga intervista racconto di Pino Pelosi che ricorda la notte del delitto Pasolini tra passato e presente. I film vengono presentati al Festival di Locarno nella sezione Ici et Ailleurs agosto 2009. Nel 2008 aderisce al progetto collettivo "All human rights for all" in occasione del sessantesimo anniversario della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, realizzando il cortometraggio La Fabbrica che vede come protagonisti dei bambini che si apprestano a nascere. Il 28 marzo 2009 inaugura presso l'Archivio Storico di Palermo la sua mostra fotografica Ma-donne; si tratta di 23 scatti in cui elabora creativamente una nuova immagine di donna contemporanea tra senso del mistico e gusto grottesco. Nell'aprile del 2009 va in onda lo spot realizzato dalla regista per l'associazione "Doppia Difesa" in favore delle donne e contro ogni violenza su di esse. Nello spot compaiono volti noti del mondo dello spettacolo che invitano le donne a denunciare le violenze subite e a non vivere più nel silenzio. I baci mai dati, il suo quinto lungometraggio, dopo aver aperto con successo la sezione la Controcampo Italiano alla 67. Mostra di Venezia è stato venduto in oltre dieci paesi. È stato inoltre l’unico film a rappresentare l’Italia al Sundance Film Festival ed è stato successivamente presentato anche a Mosca, a Londra e Tokyo. Per ulteriori informazioni
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15/06/2011

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Settimanale di informazione cinematografica - Direttore responsabile: Ottavia Da Re
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