La recensione: LA LA LAND a cura di Ilaria Serina

“Dedicato ai folli e ai sognatori”

Ci sono film che sono vere e proprie dichiarazioni d’amore al Cinema: perché lo citano, lo omaggiano o lo celebrano e poco importa quale sia la storia che viene raccontata, poiché il motivo per cui vengono scritti, diretti e interpretati è la possibilità di realizzare una celebrazione appassionata e sincera di quello che rappresenta la Settima Arte per tutti coloro che non potrebbero mai nemmeno pensare di vivere senza di essa, sia che ci si trovi al di qua o al di là dello schermo. Con “La La Land” Damien Chazelle porta senz’altro a compimento la sua di proclamazione d’amore, concretizzando quello che a suo stesso dire è stato un sogno accarezzato e coltivato lungamente, ben prima di “Whiplash”, il cui successo però gli ha consentito di riaprire quel cassetto e dar vita ad un musical che, si sa, non è esattamente il genere di film capace di radunare attorno a sé nutrite schiere di sostenitori, specialmente tra i produttori.
La storia è quella di Seb e Mia: lui musicista jazz che sbarca il lunario come pianista tra party privati a bordo piscina e piano bar nei ristoranti in occasione delle feste comandate, ma sogna un locale tutto suo dove preservare il jazz da una pericolosa ed imminente estinzione; lei aspirante attrice che sopravvive lavorando in un Café all’interno dei teatri di posa di un famoso studio cinematografico, divisa tra le speranze e le delusioni che i provini possono riservare in attesa della svolta per il successo. Quasi fossero due marionette guidate da un capriccioso destino divertito all’idea di farli incontrare nelle situazioni più disparate, Seb e Mia, aspiranti stelle, scopriranno, a passi di danza sotto il bagliore del firmamento losangelino, di avere in comune ben più di quanto immaginino e di poterlo nonché volerlo condividere, sostenendosi a vicenda nelle reciproche passioni sino a volare letteralmente tra quelle stesse stelle che si scorgono dall’osservatorio, per coronare il loro sogno d’amore.
L’amore celebrato da Chazelle in “La La Land” non è però quello tra i due protagonisti, per quanto faccia palpitare i cuori di noi spettatori; ma quello che sta alla fonte di quella bruciante passione, di quell’incondizionata tenacia, di quell’inesauribile dedizione che alimenta i nostri desideri più profondi e ci fa perseverare a dispetto di tutto e tutti anche quando ragione e buonsenso vorrebbe farci desistere.
Chazelle parla dunque il linguaggio dei sogni che è poi quello del cinema e per farlo sceglie di realizzare un musical - genere atemporale che quindi ben si presta allo scopo - dove score e canzoni originali intramezzano il racconto della vita reale veicolando al meglio le emozioni; creando così un ponte ideale con il passato dei musical più iconici di sempre e la modernità di oggi, forse un po’ troppo disillusa e rassegnata, dove spesso, ma non sempre, gli eventi non ricalcano le nostre più segrete aspettative.
Ad abbracciare la visione del giovane regista statunitense dando vita, volto, corpo e voce a questo coloratissimo sogno d’amore umano ed artistico ci sono due stelle in rapidissima ascesa ad Hollywood: Emma Stone e Ryan Gosling. Alla loro terza collaborazione sul grande schermo dopo “Crazy, Stupid, Love” ( 2011, Glenn Ficarra e John Requa ) e “Gangster Squad” ( 2013, Ruben Fleischer ), confermano il loro talento dimostrando per di più di possedere un’alchimia pressoché perfetta, che li rende cinematograficamente tanto affascinanti, da esser di per sé già un motivo più che sufficiente per apprezzare la visione di “La La Land”. Si arriva persino a perdonar loro le oggettive imperfezioni che evidenziano la poca dimestichezza col genere e che certamente non appartengono ad un consumato attore di musical.
L’altalena di eventi ed emozioni che divide il cuore dei due protagonisti tra l’amore che nutrono l’uno per l’altra e le rispettive ambizioni personali, ci viene raccontata attraverso lo scorrere delle quattro stagioni con lunghe ed elaborate sequenze in cui Chazelle si destreggia fluttuando morbido come un ballerino, mettendo a segno una regia molto dinamica, ma ben organizzata, sulla scia dei musical hollywoodiani degli anni d’oro. La prima parte, più solare e scanzonata che strizza ripetutamente l’occhio proprio a quel genere di quegli anni, risulta però essere la meno interessante; mentre con la seconda il film acquisisce decisamente maggiore sostanza ed un tono più personale: la trama si stringe attorno ai protagonisti mettendoli ripetutamente alla prova poiché il divario tra le speranze del sogno e la realtà oggettiva si acuisce, rendendo sempre più difficile far collimare i due aspetti tra loro.
Per noi invece farsi rapire da questo film è di una facilità disarmante: sarà per la musica che ti entra dentro senza che tu nemmeno te ne accorga, risuonando senza sosta nei giorni successivi alla visione in sala; sarà per la sequenza iniziale che ti catapulta con energia in un’altra dimensione strappandoti un applauso o perché, per tutte le ragioni sino a qui elencate, “La La Land” è a modo suo la quint’essenza della materia di cui son fatti tutti i film che abbiamo mai amato di più… I sogni!
Dopo aver aperto e stregato la 73esima Mostra del Cinema di Venezia ( nel corso della quale ad Emma Stone è stata assegnata la Coppa Volpi per la miglior interpretazione femminile ) “La La Land” si è aggiudicato ben sette Golden Globe su sette candidature ottenute, stabilendo così un vero e proprio record mai raggiunto prima da nessun film, sia nella sua categoria che rispetto ai riconoscimenti assegnati dalla HFPA ( Hollywood Foreign Press Association ). Un bel trampolino di lancio dunque verso la notte più magica dell’anno per il cinema, che vede l’opera di Chazelle senz’altro tra le favorite nella corsa alle statuette più ambite.
“La La Land”
, al di là della bontà delle velleità artistiche del suo autore, appare come un film confezionato ad hoc per celebrare Hollywood; non soltanto come fabbrica dei sogni, ma poiché possiede il giusto equilibrio dolceamaro nel raccontare quante rinunce, compromessi e fatica possa mai celarsi dietro il sorriso di chi è riuscito, malgrado tutto, a conquistare la mecca del cinema: anche questo è amore ed ha un suo innegabile romanticismo.


Ilaria Serina

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