Memorie di una Geisha

Dall’omonimo bestseller del 1997 di Arthur Golden, Rob Marshall (Oscar per Chicago), aiutato dalla stupefacente fotografia di Dion Beebe (Oscar per Chicago),dirige questo vivido ritratto della professione di seduttrice di una Gheisha.
Prendendo ispirazione estetica e visiva dal Barry Lindon di Kubrick, dove si girò al lume di candela, per "Memorie di una Gheisha" sono state approntate da Panavision delle speciali lenti anamorfiche (serie E-C) da 40mm con apertura fino a T.1.3, (normalmente per quel formato con poca luce a disposizione l’apertura massima è T4) permettendo così a Dion Beebe di girare in anamorfico con apertura inferiore a t2.8 (terribile lavoro per il "focus puller"), e di creare una qualità di luce perfettemente adatta allo spirito e all’atmosfera del film.
Ma il lavoro di preproduzione non si è limitato ad un semplice accorgimento tecnico; regista e direttore della fotografia hanno intrapreso un lungo viaggio in Giappone sia per tentare di riprodurre la luce neutra della città di Kyoto, location ricostruita in un soleggiato Ranch della California a Ventura, sia per vivere in prima persona l’esperienza delle sale da Tea di Gion, descritte da Arthur Golden nei suoi incontri con diverse geishe.
Esperienza più che positiva che ha permesso alla produzione di concretizzare questa pellicola che descrive un mondo che non esiste più interamente, quello delle geishe, e di narrare con ligia abilità la loro vita, fatta di compromessi e sofferenza, ma anche le gesta di un'opera d’arte in movimento, un'affascinante silhouette, chiamata Chiyo (Ohgo Suzuka ) prima e Sayuri (Zhang Ziyi) poi.
Obiettivi agevolati dalle stupende scenografie di John Myrhe, dal montaggio del nostro Pietro Scalia e dalle musiche sorprendentemente funzionali di John Williams, che con questa partitura conquista il Golden Globe 2006.
La bravura di Rob Marshall sfrutta la forza implicita di questo film che sembra risiedere nel narrare le profonde radici della differente cultura orientale giapponese, mostrando in chiave estetica, terrificante, la mistica femminilità della Gheisha senza troppi condizionamenti o espedienti narrativi; ne consegue una "catalisi" delle due ore e venti della durata totale della pellicola, trasformata, a parer mio, in uno più bei film di questa stagione cinematografica, e una pellicola che, in secondo luogo, conferma Dion Beebe (nomination ai Bafta e all'ASC Award dell'American Society of Cinematographer, per questa pellicola) come uno dei migliori direttori della fotografia del momento a prescindere da quali saranno i risultati ai prossimi Academy Awards.


Fabio Pirovano

Memorie di una Geisha

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