Lilja 4-Ever

Straziante discesa all'inferno di una ragazzina, Lilja, abbandonata dalla madre volata in America con il fidanzato, lasciata sola e nella miseria di una vita condannata alla disperazione. L'unico sostegno, l'amicizia con Valodia, un ragazzino di strada, sfortunato come lei, che diventerà il suo angelo custode. Giorno dopo giorno la sua innocenza, incisa per sempre, come "Lilja 4-Ever", su una panchina con un pezzo di vetro, viene derubata dalla brutalità altrui, dalla società spietata e meschina. Lo sguardo della giovane si spegne nell'impossibilità di lottare contro tutto e tutti, dopo che anche Valodia sopraffatto dalla disperazione si lascia morire. Non conta rimanere se stessi per affrontare la realtà quando la stessa realtà ti ha svuotato, distrutto, annullato. Buona la regia di Lukas Moodysson, capace di tenere alti i toni drammatici della vicenda in un crescendo di disperazione che viene ottimamente rispecchiato dall'ambientazione scenica di un paesaggio misero e spietato, simbolo della gelida indifferenza in cui vive la protagonista. Un film che tuttavia in qualche occasione pecca di convenzionalità e di ripetitività cadendo in un finale che, pur manifestando intenti poetici surrealistici, risulta a tratti banale e poco riuscito. Nota di grandissimo merito alla protagonista, Oksana Akinshina, volto nuovo e interessante del cinema sovietico, grande presenza scenica e sguardo micidiale capace di grandi momenti drammatici e spiazzanti. Un giovane talento che aveva esordito e già colpito per la sua intensità lo scorso anno proprio a Venezia nel film russo "Sostry" di Sergej Bodrov Jr., attore regista anch'egli presente alla 59. Mostra del Cinema come interprete di "Bear's Kiss" diretto dal padre Sergej Bodrov Jr.


Ottavia Da Re

Lilja 4-Ever

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