La maledizione della prima luna

Ispirato da un'attrattiva di Disneyland e di conseguenza un film da non prendere troppo sul serio, quest'ironico, truculento, divertente, godibilissimo ed incalzante spettacolo diretto da Gore Verbinski (The Mexican; The Ring) vi inchioderà alla sedia.
Mirabile è la cura riposta nella riproduzione d'alcuni aspetti storici, come il modo di vestire (su di tutti, una testimonianza sull'effetto Corsetto...), il modo di parlare, il modo di camminare sulla terra ferma di un pirata (Johnny Deep ha preparato così il suo ondeggiante personaggio "Jack Sparrow").
La fotografia di Dariusz Wolski (The Ring; The Fan; Il Corvo) è figlia di pellicole dove il rosso delle divise inglesi è sempre stato messo sotto una certa luce, da Barry Lyndon, capostipite e fonte principale d'ispirazione (fotografato da John Alcott), a L'ultimo dei mohicani di Michael Mann (fotografato da Dante Spinotti); proprio in merito a quest'ultimo film, le scene del cannoneggiamento notturno hanno una certa similarità di luci e d'inquadrature con quelle di Fort William Henry e non è un caso che l'editor Arthur Schmidt sia anche uno degli editor del film di Mann.
Ma in questo mare caraibico di similitudini, naviga la Perla Nera, assieme ad altri vascelli veri e non, vittime dell'uso fraudolento del CGI, in un film in cui la "vecchia maniera" si fonde con la "nuova generazione", rendendo impressionante e indimenticabile l'effetto scheletri/persone.


Fabio Pirovano

La maledizione della prima luna

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