Fellini: sono un gran bugiardo

Un mix di spezzoni tratti da un'intervista fatta dal regista al grande maestro fra il 1992 e il 1993, da interviste fatte a chi lo conobbe e lavorò con lui, da sequenze girate dietro le quinte dei suoi film e da frammenti delle opere stesse.
Questo film verità si presenta come un interessante ritratto del regista originario di Rimini, che racconta se stesso, i suoi amori, la sua arte. Dichiarazioni, osservazioni acute, prese di posizione su scelte di poetica che suonano come un testamento, una riflessione sull'arte, sul suo rapporto con il vero e con la vita.
Ma Fellini: sono un gran bugiardo è anche un'immagine del cineasta, dell'uomo che dirigeva i film a suo modo, che dominava il set con il suo polso e le sue idee.
Interessanti sotto questo profilo soprattutto gli apporti degli intervistati, fra i quali Italo Calvino e lo scenografo Dante Ferretti.
Un esuberante Roberto Benigni racconta con entusiasmo l'esperienza sul set de La voce della luna nel 1990, condendo la narrazione con il suo umorismo e tipico brio nello svelare d'esser stato trattato come una grande attrice e per questo soprannominato Kim ("Come Kim Novak").
Donald Sutherland rivive i momenti della lavorazione de Il Casanova di Federico Fellini e riflette con pacatezza vicina al distacco sulle difficoltà della convivenza con un regista difficile, che molti paragonarono a un tiranno.
Un Terence Stamp pieno di sè e spesso sopra le righe spende fiumi di parole per parlare delle riprese dell'episodio Toby Dammit in Tre passi nel delirio, dipingendo le dritte ricevute dal maestro con puntigliosa dovizia di particolari.
E se poco spazio è concesso alle parole di Giulietta Masina (un breve spezzone di un'intervista in francese insieme a qualche fotogramma) e viene sorvolata la lavorazione sulla celebre scena del bagno di Anita Ekberg nella Fontana di Trevi ne La dolce vita, grande importanza hanno invece i luoghi della vita e del lavoro di Fellini, sfondo ornamentale della narrazione degli eventi principali della sua vita, a partire dalla riviera di Rimini.
Affascinanti i frammenti di backstage delle riprese di Fellini Satyricon accostati alla sequenza girata così come appare nel film. Durante le riprese Fellini dirige gli attori come fossero marionette, suggerendo ogni singolo movimento a interpreti legnosi e impacciati. Ma la scena - passata fra le mani del tecnico del suono e del direttore della fotografia - diviene, una volta pronta, capolavoro di naturalezza e spontaneità.


Alessandro Bizzotto

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