Nudisti per caso (Les Textiles)

Tutte le notti Olivier (Alexandre Brasseur) si alza alle tre per fare il pane. La giovane moglie Sophie (Barbara Schulz) si divide fra il banco del loro panificio a Parigi e la cura dei due figli. Il ménage scorre fin troppo tranquillo; lui non si accorge nemmeno quando lei cambia taglio di capelli. Finché un annuncio alla bacheca del negozio non mette in testa a Olivier l'acquisto di una villetta in multiproprietà su un'isola, ad un prezzo stracciato. Le resistenze di Sophie cedono davanti all'entusiasmo del marito: la donna accetta di partire con i bambini e di aspettare sull'isola Oliver per le vacanze estive. Ma una volta arrivata a destinazione, scoprirà che la casa si trova nel bel mezzo di un villaggio di nudisti.
Alla riflessione sulla libertà e l'anticonformismo si sostituisce, nell'ultimo film di Frank Landron, uno sguardo sull'uomo debole, in senso sia letterale che sociale.
In primo luogo, la debolezza è quella della carne, che si esplica soprattutto nella presenza - all'interno della comunità naturista che vuol vivere in armonia con l'ambiente - di uno stuolo di voyeur, i "marciatori" che percorrono la colonia in lungo e in largo di giorno e di notte; una debolezza di cui la stessa Sophie sarà fiera vittima, preda del risveglio sensoriale, improvviso nel bel mezzo dell'ordine routinario della vita matrimoniale, cui tenterà di non cedere fino all'ultimo, sorda alle insistenze dei disinibiti vicini. Trovarsi al centro di una rivoluzione che scompiglia la cara abitudine porterà un deciso mutamento nel rapporto della donna con Olivier (proprio il marito distratto, fuori da ogni sospetto, cadrà come un manzo davanti alla riscoperta voglia di seduzione).
Ma la debolezza è anche quella che rende incapaci di riconoscere e accettare il diverso. Non solo nell'ombra di perbenismo che vena l'imbarazzo di Sophie - che non accetterà mai di togliersi i vestiti per andare in spiaggia o al supermercato -; anche e soprattutto nell'intolleranza dell'integralista comunità di naturisti che condannano la donna in quanto "tessile", persona la cui presenza è considerata aggressiva perchè vestita, contro la nudità in comune che si associa al rispetto di sè e della natura.
Quanto siamo divenuti tolleranti oggi?
L'idea di Landron è quella di un simpatico rovesciamento di prospettiva, che mostra la chiusura nei confronti del diverso partendo da una prospettiva opposta a quella in cui si riconosce la cultura occidentale contemporanea (è essere vestiti a dare scandalo, non il contrario). La regia alterna estroversione visiva, come il montaggio di sequenze che seziona lo schermo e riassume gli spostamenti dei personaggi, a guizzi di creatività intrinseci - stranissima la presentazione dell'eccentrica coppia di mezz'età che vende la villetta a Sophie e Olivier -.
L'interpretazione di Barbara Schulz, che a tratti ricorda l'accesa mimica di Geneviéve Bujold, è misurata e attenta a non scivolare nel facile chichè della casalinga inquieta.
Eppure la sceneggiatura, opera dello stesso regista con Gilles Cahoreau e Christian Vincent, si perde nei meandri del sottotono per evitare l'imbarazzo e il retrogusto grottesco, e rinuncia a scavare nelle pieghe della psicologia della protagonista, abbozzandone il cambiamento di prospettiva con un'essenzialità che si limita a riflettere le forme dello scompiglio interiore.
Così, l'intero film finisce per far più volte prevalere l'ironia sottile sulla provocazione, e si preclude la strada della (pacata) polemica in favore di un compromesso che sembra dettato dall'esigenza di salvare esigenze sia artistiche che promozionali.


Alessandro Bizzotto

Nudisti per caso (Les Textiles)

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