Se mi lasci ti cancello

Joel dorme, il viso sprofondato nel cuscino. Il paio di coperte patchwork style risalta nei colori abbinati alla giacca (blu) e ai capelli (rosso fuoco) della fidanzata Clementine, che accanto a lui si guarda attorno rapita. Il letto è piazzato nientemeno che su una spiaggia coperta di neve e spazzata dal vento, a pochi metri dal mare scuro e schiumoso.
Immagine di rara bellezza, una delle più suggestive di Se mi lasci ti cancello; una manciata di secondi dal viaggio nella mente del protagonista. Perché sì, è di un ricordo che si tratta, com'era prevedibile. Solo rappresentazione cerebrale. Solo?
Non è cosa nuova l'ossessione di Charlie Kaufman per l'esplorazione della mente, dopo Essere John Malkovich (con cui aveva fatto viaggiare i personaggi dentro e fuori il cervello dell'attore) e Il ladro d'orchidee, entrambi diretti da Spike Jonze. Per Se mi lasci ti cancello Kaufman torna a lavorare con l'ex batterista e già regista di videoclip Michel Gondry (Human Nature, sempre da una sceneggiatura di Kaufman), che s'è fatto carico della sfida di dirigere un film costituito in buona parte da un percorso all'indietro, una carrellata a ritroso nel cervello di Joel Barish (Jim Carrey) sui ricordi della sua relazione con l'ex fidanzata Clementine Kruczynski (Kate Winslet).
Vent'anni di galera per chi ha avuto la pensata di affibbiare la banale menzione italiana a un film così complesso, il cui vero titolo è nientemeno che la citazione di un verso del poema Eloisa ad Abelardo di Alexander Pope: Eternal Sunshine of the Spotless Mind, "L'eterna letizia della mente immacolata", dove la parola sunshine può essere intesa sia come "splendore" sia, più correttamente in questo contesto, come "letizia" (ed è infatti la seconda la traduzione scelta per la citazione nel film).
Clementine, estenuata dalla tormentata storia sentimentale con Joel (lei troppo estroversa ed eccentrica, lui riservato e timido), ha deciso di farsi cancellare ogni ricordo del suo ex dalla memoria grazie al rivoluzionario trattamento di reset cerebrale creato dal dottor Mierzwiak (Tom Wilkinson) per la Lacuna Inc. Stravolto dalla notizia, Joel decide di fare lo stesso con il suo cervello, a pezzi nel vedere la ragazza trattarlo come uno sconosciuto e iniziare un nuovo flirt con un membro dell'équipe della Lacuna (Elijah Wood) che l'ha corteggiata usando le informazioni dei suoi ricordi cancellati.
Ma durante la notte in cui il team della Lacuna Inc. sta operando per eliminare ogni memoria di Clementine, le immagini del loro rapporto iniziano a scorrere nel cervello di Joel, e le sue fasi si susseguono in ordine inverso, prima i momenti aspri delle liti e delle incomprensioni, poi sempre più su fino alla tenerezza e alla folle complicità degli inizi. E presto per Joel diventa chiarissimo che di Clementine non ha nessuna intenzione di scordarsi. Così, insieme, nel labirinto dei ricordi di lui, i due iniziano un viaggio surreale risalendo le tappe del loro amore, in una sorta di corsa contro il tempo per cercare un ricordo fuori dalla mappa tracciata dalla Lacuna in cui Clementine possa nascondersi.
I titoli di testa iniziano a susseguirsi a una decina di minuti dall'inizio, lasciando al film il tempo per quello che può apparire lungo prologo e innescando un gioco di rimandi che sarà ripreso (e chiarito) solo nel finale. E anche quei titoli scompaiono in dissolvenza, simpatico rimando al processo di cancellazione mentale. Ma, pur senza darne l'impressione, Se mi lasci ti cancello non si concede presuntuose lentezze contemplative: corre sicuro e perfettamente a fuoco, intrecciando sequenze che appartengono essenzialmente a tre fili conduttori, ossia il presente di Jim (sottoposto alla cancellazione della memoria), il presente di Clementine (in crisi esistenziale dopo il trattamento della Lacuna) e sopra a tutto i ricordi. Sono loro il motore della storia, la chiave di lettura, lo specchio di quanto sta dietro alle decisioni. Lei è ansiosa perché teme "di non vivere fino in fondo la mia vita", si prende simpatica confidenza fin dal primo incontro con Joel, uno che proprio al primo incontro risponde "Come scusi?" al "Ciao!" di lei.
Non è facile immaginare un film più complesso ma allo stesso tempo perfettamente strutturato, cerebrale e straniante, eppure sempre comprensibile soprattutto sul piano dell'esperienza. Commedia, sì, ma mai semplice disimpegno scoppiettante; e anche sottile e perspicace dramma del sentimento. Addirittura, nella disperata ricerca che i due fanno di un rimedio alla cancellazione in corso, può ritrovarsi l'ombra dell'action. Perché Se mi lasci ti cancello non si lascia ammaccare dal clima surreale che respira, e l'impatto della sua impostazione riesce sempre pregevole anche grazie a ripetuti accorgimenti stilistici. La sensazione di anomalia mentale di Joel è resa da cambi di location a vista - dalla libreria in cui lavora Clementine Joel esce e passa direttamente alla stanza in cui sta raccontando l'accaduto senza che la continuità visiva sia spezzata -, perfino dalle immagini del televisore che, in un breve momento, completano la realtà mostrando ciò che l'apparecchio nasconde, come se questo fosse trasparente. La fotografia di Ellen Kuras accosta gradazioni diverse dei colori adattandole al tempo e allo spazio attraverso un uso espressivo di luci che creano atmosfere e sensazioni, investendo di chiarori blu l'incipit e il finale così come blu è in quei momenti la tinta dei capelli di Clementine (un caso?) e rendendo la notte dark soprattutto attraverso l'utilizzo di un'immagine più sgranata. Umoristica e stranamente dolce, l'essenza della storia sembra poi riassumersi nella zenitale sui protagonisti sdraiati sul lago ghiacciato (in prossimità dell'incrocio a stella di più fenditure sulla superficie gelata, dopo che lei ha appena rassicurato lui sulla solidità e la sicurezza del ghiaccio), persi nella contemplazione delle stelle e nell'assaporare la felicità dell'essere innamorati.
E da una ricetta tanto ricca e fantasiosa Gondry riesce a far emergere persino inaspettata commozione, in pochi attimi e senza piagnistei enfatici. E se i momenti struggenti sono possibili l'onore (parecchio) va anche agli ottimi interpreti, tutti indovinatissimi.
Di rarissima altezza l'interpretazione dell'inarrivabile Kate Winslet. Stiamo parlando di una che - per dirne solo un paio - dava alcune delle sue prove migliori a vent'anni (Ragione e sentimento, Hamlet), e a ventisei aggiungeva al suo medagliere la terza nomination all'Oscar. E una così non scherza mica. Ma è difficile pensare a un apporto più autentico, a una recitazione più spontanea e dirompente. La Winslet sfodera un ventagio emotivo oltre misura restando fra le note di uno stile già scelto in modo logico, mai sguaiatamente sopra le righe, giocando con il personaggio di Clementine. Una protagonista estroversa che percorre l'arco emotivo della sua storia d'amore cambiando anche il colore dei capelli (dal verde al blu a diverse gradazioni di rosso), spiritosa ma anche vulnerabile. Una lezione memorabile di passione e mimetismo.
Sempre bravissimo il resto della squadra, dal protagonista Jim Carrey, che finalmente ci lascia davvero digiuni di smorfie dando così la sua migliore interpretazione fino a oggi, a Kirsten Dunst, l'impiegata della Lacuna Inc. che darà una svolta decisiva alla vita dei pazienti, inclusa la sua. Encomiabili tutti i comprimari, incluso il distratto Mark Ruffalo.
In tanta abbondanza di pregio, Se mi lasci ti cancello non esce assolutamente sconfitto negli aspetti ideali del tema. Anzi. Parlando (anche) della vita di coppia, apre con il finale toccante la strada per una riflessione sulla conoscenza nella relazione. Quanto Clementine e Joel sapevano l'uno dell'altra, prima di dimenticarsi? E' scontato: un film tanto prezioso non vuole lasciarci con una risposta univoca. Le soluzioni possono essere a volte racchiuse in quegli ammirati momenti, come il letto matrimoniale su un lido invernale, o come la splendida inquadratura finale imbiancata dalla neve fitta. Probabilmente Clementine e Joel non smetteranno mai di conoscersi.


Alessandro Bizzotto

Se mi lasci ti cancello

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