Ocean's Twelve
Un sequel di un remake che sicuramente verrà ricordato per la memorabile parata di star, ma non sicuramente per i contenuti espressi.
Se la regia di Steven Soderbergh, qui ancora in veste di direttore della fotografia con lo pseudonimo di Peter Andrews, rimane legata a certi canoni che hanno reso famoso il primo episodio, la sceneggiatura (George Nolfi) si rivela un vero è proprio “escamotage”.
Davvero triste e poco efficace è, ad esempio, il gioco che il regista innesca con lo spettatore equivocando compiaciuto fra la Julia Roberts vera/falsa e la guest star Bruce Willis, mentre sicuramente più azzeccata è la new entry del personaggio di Catherine Zeta-Jones (nel ruolo dell'agente Isabel Lahiri), bella come al solito e, diciamo pure, “utile” alla causa di questo seguito, ma non tutto fila per il verso giusto: non funzionano le ambientazioni europee (meno spettacolari della scintillante Las Vegas del primo film, ma potenzialmente molto più suggestive come ha dimostrato il recente The Bourne Supremacy) e non funzionano le stesse (troppe) star, al punto che il film finisce per apparire come un’iconografia glamour-cinematografica scontata quanto noiosa, a tratti perfino complessa e di non immediata comprensione.
Una nota di merito va al duo composto da George Clooney e Brad Pitt, alias Danny Ocean & Rusty Ryan, che offrono il meglio di sé, pur tenendo sempre un piede nel "macchiettistico", ma non basta il loro affiatamento e il loro insuperabile charme per risollevare le sorti del film; e a noi non resta che timbrare questo Ocean 12 come una “marchetta d’Autore”, anche se il fregio di Autore, di cui avrebbe potuto vantarsi Soderbergh all’indomani del bellissimo e complesso Solaris (dopo lo straordinario Traffic, lo sperimentale Full Frontal e lo stesso - metacinematografico - Ocean's Eleven), alla luce "opaca" di questo film, purtroppo si rivela un aggettivo davvero poco appropriato...
Fabio Pirovano
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