Babbo Bastardo
Per dare una definizione a questo film bisognerebbe addentrarsi nel significato della parola “dissacrante” ossia svalutare istituzioni, ideali, principi religiosi, morali e cinematografici ritenuti in precedenza inviolabili che qui vengono sovvertiti, contraddetti e smentiti proprio dall’icona “sacra per eccellenza” in clima di strenne e presepi...un bastardissimo Babbo Natale.
La storia, sotto l’ombra permanente del disadattamento indotto sui protagonisti, che rivela l'influenza di un certo nichilismo tipco dei fratelli Coen (qui in veste di produttori) rimane solida, musicata perfettamente (da David Kitay), mai noiosa e tende a svilupparsi intorno agli sguardi al vetriolo, le parole ed i gesti irriverenti quanto “forti” del bravissimo protagonista Bad Santa Billy Bob Thornton (altro "coeniano" dopo L'uomo che non c'era, Intolerable Cruelty) messi costantemente a confronto con lo sguardo dell’innocenza in persona, il simpatico ragazzo Brett Kelly (colui che è ”…oltre il bene ed il male”).
Un film che parla di persone e di umanità, senza troppa demagogia o facili discriminazioni, inadatte al Natale. E mentre molti vivono questo momento inconsapevoli del suo vero significato, Babbo bastardo in qualche maniera ci aiuta a comprenderne a fondo il contesto sociale e la dimensione umana, non sempre dei più sereni.
Una divertente commedia natalizia/noir per adulti non tecnicamente perfetta ma assolutamente imperdibile, diretta dall’eccentrico e bravo Terry Zwigoff (Ghost World) e dedicata a John Ritter, lo stralunato direttore del centro commerciale Bob Chipeska, famoso in Italia per il serial tv “3 cuori in affitto”, scomparso nel settembre 2003, poco dopo le riprese del film, per un attacco cardiaco.
Fabio Pirovano
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