Saw - L'enigmista
Saw come “segare”, il suo significato lettarale, ma anche come “vidi” …
Giocando con questo doppio senso l’esordiente australiano James Wan, con un budget di 1.2 milioni di dollari, ci propina un ingarbugliato thriller che rimanda allo stile di David Fincher (con particolari riferimenti a The Game e Seven) senza scordare alcune citazioni da Il silenzio degli innocenti di J.Demme.
Nonostante l’assidua quanto ingannevole campagna pubblicitaria del film, dove l’avverbio rafforzativo “più…” è usato a sproposito e in maniera tendenziosa, Saw, un autentico "ibrido" filmico, non ha nulla di più, nè nulla di nuovo dei suoi archetipi originali, anzi, si rivela a tutti gli effetti un film di serie B abilmente truccato da produzione di serie A.
Non basta un “obsoleto” Danny Glover nella parte di un ossessionato detective Happ - ma ancora nei panni del Detective Harrigane visto in Predator 2 (almeno nel modo molto personale di tenere in mano una pistola) - per rialzare il tasso artistico di questa oscenità “soft gore”. E se il puzzle della storia perde i pezzi e acquista il sapore classico di un film zeppo di “spaventi preconfezionati”, durante il suo svolgimento gli aspetti tecnici diventano direttamente proporzionati alla mediocrità del film, come la colonna sonora “elettronica” - che si scorda in fretta - curata da Charlie Clouser (tastierista dei 9InchNails) e la fotografia curata da David A.Armstrong, decisamente monotona e stancante, influenzata dagli stili di cui il film è una perenne quanto scontata citazione.
Se ci riuscite, non fatevi ingannare…
Fabio Pirovano
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