La recensione: LO STAGISTA INASPETTATO

L’età è solo una questione anagrafica e la dimostrazione di ciò è Ben Whittaker: vedovo, pensionato, settantenne, che dopo aver viaggiato in lungo e in largo, provato ogni possibile corso a disposizione sul mercato tra cucina, lingue o giardinaggio, non volendo esser di peso a figli e nipoti che comunque adora, ai quali per altro fa spesso visita e oramai stanco dell’implacabile, continuo sforzo di creatività che richiede lo stare in pensione, decide che è tempo di rimettersi in pista per riempire quel vuoto che sente esser rimasto nella sua vita. L’occasione si presenta in men che non si dica e per quanto possa apparir paradossale agli occhi di chiunque, pensando ad un uomo di navigata esperienza come potrebbe essere Ben, lui la coglie al volo perché, come dice concludendo il video preparato ad hoc per le selezioni, sente di aver ancora tanta musica dentro da dare ed è esattamente per questo che riuscirà a far breccia assicurandosi quell’occasione che desiderava. Entrerà così a far parte di un programma per stagisti senior all’interno di About To Fit, una giovane società di e-commerce in start-up, finendo per ricoprire il ruolo d’assistente della giovane, iperattiva, disorganizzata, ritardataria fondatrice Jules Ostin che certamente a tutto può pensare fuorché occuparsi del suo insolito stagista, specialmente ora, che a soli diciotto mesi dall’entrata sul mercato, il successo è tale da richiedere il possibile intervento esterno di un AD al fine di gestire al meglio tutte le potenzialità che vanno profilandosi nel futuro del suo fortunato business.
Whittaker è un uomo d’altri tempi e certamente non sente il bisogno di dover dimostrare nulla a nessuno, per tanto non si perde affatto d’animo e anzi, si dimostra, da vero stagista, incline a ricoprire ogni mansione con la massima efficienza e se questo non bastasse, con imperturbabile pazienza e gentilezza. Nello spazio di breve tempo viene ribattezzato dall’intero staff Mr Simpatia e grazie alla generosità con cui mette a disposizione di tutti, la sua esperienza di vita ancor prima di quella professionale, riesce a rendersi pressoché indispensabile persino agli occhi della più titubante e scettica di tutti, il suo capo Jules.
Nancy Meyers torna in veste di sceneggiatrice, produttrice e regista a sei anni da “E’ complicato” ( “L’amore non va in vacanza” 2006 e “Tutto può succedere” 2003, in cui ricopre sempre tutti e tre i ruoli ) con una commedia dall’atmosfera squisitamente newyorkese che ha il tono di una favola; dove il tema di partenza e quello su cui fa senz’altro perno l’intero film è l’incapacità di arrendersi al tempo che scorre, così come all’età che avanza, creandosi l’ennesima chance, in una vita di opportunità, per poter essere ancora capaci di dire la propria e rendersi utili, sia per sé stessi che per gli altri. Meyers alterna abilmente i momenti più intimi di nostalgica riflessione sull’esistenza a scene brillanti in cui più che uno scontro si racconta uno scambio generazionale, ammiccando ogni tanto allo spettatore con diversi riferimenti cinematografici che spaziano nei generi da “Cantando sotto la pioggia” in avanti. Mano a mano che il rapporto tra Ben e Jules si fa più stretto e profondo, permettendoci così di conoscere in ogni suo aspetto la vita della giovane imprenditrice, il film si apre anche a temi quali le relazioni di coppia e a come l’armonia all’interno di essa, tra un uomo e una donna, sia in costante, precario equilibrio, tra la vita lavorativa e quella privata, con gli impegni e le aspettative che entrambe comportano per le persone rispettivamente coinvolte.
A vestire i panni di Ben Whittaker troviamo un Robert De Niro in splendida forma, come non lo si vedeva da tempo negli ultimi anni ( fatta eccezione per “Il lato positivo” che nel 2013 gli valse una nomination all’Oscar come miglior attore non protagonista ). Qui ci regala un’interpretazione tanto misurata quanto efficace, di un uomo garbato e grato alla vita, una vita spesa per lo più a produrre elenchi telefonici ora ovviamente in disuso, proprio tra le mura di quello stesso edificio che l’han visto passare da direttore a stagista. Un uomo in grado di riassumere gli eventi salienti della sua intera esistenza in 10 secondi, senza per questo sminuirne il valore e che ci insegna, insieme a tutti i suoi nuovi e ben più giovani quanto ingenui colleghi, cose come l’importanza di sapersi distinguere, di prendersi il tempo per comunicare con gli altri di persona e soprattutto, cosa significhi esser veramente un gentiluomo… Signori, tenete sempre un fazzoletto di stoffa a portata di mano!
Anne Hathaway dà il volto a Jules Ostin e ne ha fatta di strada dalla neo laureata in cerca di occupazione che interpretava ne “Il diavolo veste Prada” ( David Frankel, 2006 ): sia se pensiamo alle analogie nel mondo lavorativo e della moda che i due film richiamano alla mente; a maggior ragione valutando la carriera dell’attrice statunitense da allora ad oggi, che ha collezionato prima una nomination e una vittoria poi agli Academy Award ( “Rachel sta per sposarsi” 2009, miglior attrice protagonista; “Les Misérables” 2013, miglior attrice non protagonista ). Jules Ostin potrebbe in effetti essere una Miranda Priestly in erba, se non fosse che è ben lungi dal tiranneggiare volutamente i propri dipendenti, che ci tiene a risolvere personalmente quasi ogni problema pratico le si presenti, come a mantenere un ambiente lavorativo informale. Madre di famiglia, il cui marito in carriera ha rinunciato al suo promettente futuro per sostenere quello della moglie e che ora, nonostante le sue ambizioni trovino così presto una concreta realizzazione, rischia di vedersi portar via tutto a causa di forti pressioni da parte degli investitori; mentre la sua felicità domestica è seriamente minacciata dal crescente surplus di lavoro che About To Fit continua a richiederle.
L’alchimia tra i due protagonisti si dimostra perfetta e nel corso del film nessun personaggio e mai tralasciato, ma piuttosto ben delineato in sceneggiatura e sapientemente caratterizzato dagli ottimi comprimari.
Nancy Meyers torna alla ribalta sul grande schermo con uno dei suoi film migliori; non sorprenderebbe affatto infatti se lo ritrovassimo protagonista della prossima stagione di premi, tra le commedie, magari ai Golden Globe.
Se alcune aspetti del film, per come ci vengono raccontati, potremmo rischiare di trovarli improbabili poiché di fatto poco aderenti alla realtà quotidiana, facendoci sorridere per l’eccessiva semplicità con cui vengono presentati; è interessante però come la Meyers ponga a confronto i suoi protagonisti – specialmente se li si pensa in relazione al sesso e all’età - rispetto alle possibilità di carriera di una donna: ai sacrifici che è disposta o tenuta a fare suo malgrado e alle rinunce che è lecito o meno aspettarsi nella vita privata… e, ancor più interessante forse è scoprire quanto, chi ascolta i loro discorsi sia ancora sorprendentemente prigioniera di un retaggio culturale che certamente non dovrebbe più esistere, tanto meno appartenerle.

Ilaria Serina

Scheda film:
Titolo originale: “The Intern”
Anno: 2015
Data uscita: 15/10/2015
Durata: 121 min
Nazione: USA
Produzione: Waverly Films
Distribuzione: Warner Bros. Italia
Regia: Nancy Meyers
Sceneggiatura: Nancy Meyers
Fotografia: Stephen Goldblatt
Montaggio: Robert Leighton
Musiche: Theodore Shapiro
Scenografie: Kristi Zea
Costumi: Jacqueline Oknaian
Cast: Robert De Niro, Anne Hathaway, Drena De Niro, Nat Wolff, Rene Russo, Adam DeVine, Andrew Rannells, Linda Lavin

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