La recensione: THE DANISH GIRL di Tom Hooper

Trova il coraggio di essere te stesso

Nei primi anni venti del secolo scorso Copenhagen veniva ritratta, tra gli altri, da Einar Wegener ( Eddie Redmayne – “Marilyn” e “Animali fantastici e dove trovarli” di prossima uscita ), stimato ed apprezzato pittore che nel paesaggio aveva trovato la forma espressiva a lui più congeniale e grazie alla quale si era costruito un nome in ascesa nel mondo dell’arte, di tutto rispetto, con l’approvazione di molti. Ad accompagnarlo ai vernissage come alle esposizioni o a qualsiasi evento in società, la moglie Gerda Wegener ( Alicia Vikander – “Ex Machina” e “Jason Bourne” il nuovo capitolo di prossima uscita ), anch’essa pittrice, ma ritrattista, ancora alla ricerca di quella cifra stilistica che solo in seguito avrebbe imposto il suo nome alla medesima attenzione che, in un primo momento, era riservata unicamente al marito.
Einar è abilissimo a catturare le atmosfere che avvolgono ogni scorcio da lui dipinto, a restituirne la luce che muta nelle varie ore del giorno, così come nel susseguirsi delle stagioni; è particolarmente affezionato se non addirittura ossessionato da un paesaggio palustre in particolare, legato alla sua infanzia, di cui sente di non aver ancora catturato l’essenza, quella stessa essenza che gli si cela nell’anima, apparentemente sopita, che percepisce appena e non è ancora pronto ad afferrare, ma l’unica capace di definirlo finalmente per ciò che è veramente, rendendolo un essere umano libero.
Adattamento dell’omonimo romanzo del 2000 di David Ebershoff, “The Danish Girl” racconta la storia della prima persona ed esser stata identificata come transessuale e ad essersi sottoposta ad un intervento di riassegnazione sessuale.
A raccontarcelo è Tom Hooper ( “Il Discorso del Re” e “ Les Misérables” ) il quale una cifra stilistica ce l’ha e piuttosto chiara, per tanto non ci riserva grosse sorprese da questo punto di vista, ma semmai conferma eleganza e ricercatezza a cui già ci aveva abituati nei suoi precedenti lavori, conferendo al film un impronta teatrale ed un allure che perfettamente si sposa con l’idea che ognuno di noi potrebbe mai avere non solo di quell’epoca, ma di un’esistenza, quella dei due protagonisti, che nella pittura hanno trovato voce e ispirazione.
La trasformazione che porta Einar a scoprire, accettare e riconoscere diventando infine Lili Elbe nasce per puro caso e prosegue, quantomeno in principio, come un gioco almeno in apparenza di semplice divertimento e pura complicità tra i coniugi Wegener. Nel giro di breve tempo però la presenza di Lili diviene sempre più assidua ed ingombrante: se da un lato porta Einar e Gerda ad allontanarsi frapponendosi tra loro, d’altro canto consente a quest’ultima di trovare la sua vera ispirazione ed affermazione come pittrice. Facendole da modella infatti Lili permetterà ad entrambe di scoprire e svelare pur con notevoli difficoltà e sofferenze, ma senza più reticenza alcuna, la vera essenza dello spirito di ambedue le donne. Ruolo delicatissimo e non privo di insidie quello che Eddie Redmayne accetta di portare sullo schermo sotto l’attenta guida di Tom Hooper: sfida ampiamente vinta mettendo a segno una performance caratterizzata da sobrietà ed intelligenza che porta l’attore britannico alla seconda nomination all’Oscar consecutiva come miglior attore protagonista, dopo la vittoria dello scorso anno ottenuta con il ruolo dello scienziato Stephen Hawking nel film biografico “La Teoria del Tutto”. Ma la vera rivelazione è senz’ombra di dubbio Alicia Vikander: perché se Redmayne, pur rischiando, può contare su di una trasformazione fisica evidente ed un percorso emotivo tormentato, ma profondamente delineato; quello di Gerda avrebbe potuto essere un personaggio adombrato dal compagno/a, vivendo di sola luce riflessa. Così non è stato, perché l’attrice svedese - qui meritatamente nominata all’Oscar come miglior attrice non protagonista - le dona grande umanità, coniugando forza e fragilità con tempi e modi pressoché perfetti, permettendo così anche a Gerda di compiere un percorso rivoluzionario che richiede immensa determinazione oltre che umiltà, senza mai limitarsi ad essere la spalla di Einar/Lili.
Ottimo l’apporto delle maestranze impegnate nei reparti di fotografia, scenografia e costumi – quest’ultime due entrambe nominate agli Oscar – in cui ritroviamo rispettivamente: Danny Cohen collaboratore di lungo corso di Tom Hooper e premio Oscar per “Il Discorso del Re”; così come la scenografa Eve Stewart ed il costumista Paco Delgado che con il regista britannico non sono certo alla prima collaborazione e grazie al quale l’Academy ha nominato il loro lavoro per il prestigioso riconoscimento.
“The Danish Girl” è un film che trova la sua forza, regalando non poche emozioni allo spettatore, nel dichiarare con coraggio, fermamente, ma senza mai eccedere nei toni, tantomeno banalizzando, quanto l’amore possa essere, quando è vissuto con autentica pienezza, l’unica strada percorribile ed auspicabile per trovare sé stessi in comunione con gli altri.

Ilaria Serina


TRAILER UFFICIALE:



Sito ufficiale: http://www.thedanishgirl-ilfilm.it

Pagina FB: https://www.facebook.com/TheDanishGirlIT

Scheda film:
Titolo originale: The Danish Girl
Anno: 2015
Data uscita: 18/02/2016
Durata: 120’
Nazione: Gran Bretagna, USA
Produzione: Pretty Pictures, Harrison Productions, ELBE
Distribuzione: Universal
Regia: Tom Hooper
Sceneggiatura: Lucinda Coxon
Fotografia: Danny Cohen
Montaggio: Melanie Oliver
Musiche: Alexandre Desplat
Scenografie: Eve Stewart
Costumi: Paco Delgado
Cast: Eddie Redmayne, Alicia Vikander, Matthias Schoenaerts, Amber Heard, Ben Whishaw, Sebastian Koch.

(19/02/2016)

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