La recensione: A UNITED KINGDOM – l’amore che ha cambiato la storia

“Nessun uomo è libero se non è padrone di sé stesso”

L’ultima volta che abbiamo avuto occasione d’incontrarla sul grande schermo delle sale cinematografiche italiane, interpretava la moglie tradita di un bolso ed annoiato Ben Affleck in “Gone Girl” di David Fincher. Figlia di una coppia di psicologi che hanno saccheggiato la sua vita per arricchirsi scrivendo una collana di romanzi di formazione, divenuti poi best seller; dopo aver perso il lavoro ed aver seguito il marito nel Missouri per curare la suocera malata di cancro, finendo per diventare tutto ciò che odiava e derideva con disprezzo; Amy Elliott Dunne non cede alle debolezze di una donna ferita, ma reagisce trasformandosi in una spietata mantide religiosa, come poche prima di lei!
Con questo personaggio Rosamund Pike mise a segno due anni fa un’interpretazione che le valse l’attenzione ed il plauso della critica, oltre che un posto d’onore tra le colleghe nominate con lei, come migliori attrici della stagione, in tutti i premi più importanti dell’anno. Curioso ritrovarla oggi con un personaggio diametralmente opposto, ma questo si sa, è privilegio e potere della recitazione per tutti quegli interpreti che sanno farne buon uso. L’attrice inglese dimostra così di saper passare con disinvoltura dalla lucida follia vendicativa di una donna che non si pone limite alcuno per ottenere ciò che vuole; ai limiti che la Storia e le convenzioni sociali impongono invece a Ruth Williams, ma che saprà superare con grande coraggio, umanità e tenacia, grazie all’amore per un uomo non comune.
La storia è quella di Seretse Khama, brillante studente di legge e pugile per passione, trasferitosi anni prima a Londra dalla tribù Bangwato, della sua terra natia, lo stato del Bechuana in Africa, al fine di conseguire gli studi che gli permettano di apprendere tutto ciò che gli occorre sapere per essere il degno erede al trono del suo Paese: ruolo che gli spetta per diritto di nascita e che al momento è ricoperto da suo zio Tshekedi, in qualità di reggente.
Dal canto suo Ruth Williams è una semplice impiegata, figlia di una modesta famiglia operaia, che però non ha rinunciato a distinguersi, facendo la sua parte nel corso della Seconda Guerra Mondiale, come autista di ambulanze al Friston Aerodrome nel Sussex, utilizzato dalla Royal Air Force come base di atterraggio d’emergenza.
E’ il 1947 quando queste due persone si incontrano per la prima volta in occasione di un ballo della Missionary Society e, complice l’amore per la musica jazz – manco a dirlo – finiranno per conoscersi ed innamorarsi a passi di danza; anche se qui non ci troviamo nemmeno nelle vicinanze delle atmosfere variopinte e sognanti del film di Chazelle, ma semmai nell’Inghilterra imperialista del secondo dopoguerra, all’ombra dei pregiudizi razziali e agli albori della guerra fredda.
Adattamento per il grande schermo di “Colour Bar” dell’autrice Susan Williams, “A United Kingdom – l’amore che ha cambiato la storia” nasce dalla ferrea volontà del suo attore protagonista, David Oyelowo, che non ha mai smesso di credere e lavorare alla sua realizzazione dal 2010, anno in cui per la prima volta s’imbatté in questa incredibile storia vera. Grazie alla notorietà raggiunta con il film “Selma – La strada per la libertà” ( 2014 – Ava DuVernay ), Oyelowo ha potuto finalmente accedere alle risorse e mettere a segno le giuste collaborazioni che gli hanno permesso di realizzare questo ambizioso progetto, anche in veste di produttore. Alla regia ritroviamo Amma Asante, britannica, di origini ghanesi, che si fece notare nel 2013 al TIFF ( Toronto International Film Festival ) con “La ragazza del dipinto”; dopo essersi aggiudicata un BAFTA Carl Foreman Award come autrice e regista di un’opera prima per “A way of life” nel 2005. Sin dagli esordi la Asante ha dimostrato di prediligere storie che parlassero di diversità razziali, culturali o ideologiche: denunciando le barriere erette dalla miopia ed il preconcetto di chi fomenta queste diversità e raccontando il coraggio di chi, al contrario, da quelle stesse barriere non si è mai lasciato intimidire, portando avanti con coraggio e dignità le proprie convinzioni.
“A United Kingdom – l’amore che ha cambiato la storia” è un film che racconta una storia certamente avvincente - tanto più che è vera! - sfruttando un impianto narrativo e registico estremamente classico, forse a tratti addirittura scontato ed un poco didascalico, che non sorprende, ma certamente non annoia. Giocato sull’equilibrio tra le ragioni di Stato, la realtà politica e culturale di quel tempo e la storia d’amore che legherà indissolubilmente Ruth a Seretse contro ogni logica apparente; l’opera della Asante trova il suo punto di forza nell’appassionata e convincente performance dei suoi due ottimi protagonisti: Rosamund Pike e David Oyelowo. Vi è anche grande coerenza ed onesta nel mettere in scena il duplice punto di vista: quello bianco e colonialista di un Paese – l’Inghilterra – che non accetta di poter perdere i diritti acquisiti sulle politiche di sfruttamento in territorio africano; di contro alla diffidenza ostile ed al disprezzo che la popolazione della tribù Bangwato, compresa la famiglia reale Khama, riserva fin dalle prime ore alla sfrontatezza del gesto di Seretse, il quale ha osato imporre una donna bianca e di umile estrazione sociale come loro possibile, futura sovrana, senza interpellare nessuno e venendo dunque meno alle sue responsabilità di Re. Ruth e Seretse comprendono ben presto di aver sfidato ogni convinzione sociale, infrangendo ogni regola e costume comunemente accettato e condiviso dai rispettivi Paesi di origine; ritrovandosi ben presto cittadini stranieri, poiché costretti dalle circostanze a dividersi, invertendo i loro ruoli, non potranno che contare su sé stessi e la forza del loro amore per convincere il mondo intero a legittimare la bontà delle loro intenzioni.
L’amore del titolo non è solamente quello coniugale, benché sia il fulcro del film; ma quello per la propria terra, la propria gente, per i propri valori a cui si può non venir meno con grande dignità e senza per questo calpestare i diritti altrui o oltraggiare nessuno. In questa accezione l’opera firmata dalla Asante è un valido e quindi sempre prezioso messaggio di speranza.

Ilaria Serina


Sito ufficiale: http://www.aunitedkingdom.it/

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