Elizabethtown

Cameron Crowe (Vanilla Sky, Almost Famous, Jerry Maguire) attinge dai dettagli della vita. "Elizabethtown" (produzione Wagner-Cruise-Crowe), con alcuni spunti presi direttamente dall'infanzia stessa del regista, è una storia dove l’alchimia tra i protagonisti Kirsten Dunst (Spiderman) e Orlando Bloom (Le Crociate) funziona perfettamente, una storia che parla di famiglia, di speranza ma soprattutto di Morte, unica vera certezza della nostra esistenza. Ma è anche una pellicola che descrive le capacità dell’Amore, del saper riconoscere i propri limiti e rimanere sempre e comunque sé stessi, in cui i i tempi e l’editing, scanditi a suon di rock e di melodie mai casuali (By Passing di Ulrich Schnauss, durante l’incontro all’alba, è una chicca da veri intenditori), sono un tuffo al cuore.
Come la fotografia del sempre bravo John Toll ASC (La sottile linea rossa).
Probabilmente nelle mani di un altro sarebbe stato il film più tedioso della storia del cinema, ma Cameron Crowe è un regista che realizza film molto personali senza mai perdere d’occhio il pubblico. Il suo, inoltre, è un cinema che parla e vive di cinema ma che soprattutto insegna ad ascoltare, apprezzare e a scoprire la musica!
Le persone che comprendono il vero significato della sofferenza e dell’amore si riconosceranno e forse si lasceranno trasportare da questa pellicola, come lo fanno i suoi protagonisti; mentre è altamente sconsigliata alle persone ciniche (sempre più di moda) e a chi si sente schierato verso un certo tipo antiamericanismo.


Fabio Pirovano

Elizabethtown

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