Halloween

Se nel film del 1978 il "bogey man" o, meglio, Michael “the Shape” Myers incarnava il demonio che con la sua ombra silenziosa si diluiva nelle nere oscurità delle case e dei viali, in questo remake del 2007 prende le sembianze nerborute di un colosso di 2 metri ("X-man": Tyler Mane) esperto di violenza “pop rock” come alcuni brani della gran bella colonna sonora che ne accompagna le gesta, dove alla base di essa esiste solo follia pura travestita da ultraviolenza.
Ma il passato non si dimentica facilmente e non c’è paragone fotografico che tenga. Il lavoro di Dean Cundey è stato nettamente superiore, se si pensa che a quei tempi le pellicole non superavano i 200 asa e vedere nel buio era un impresa, nella versione odierna curata da Phil Parmet("Casa del Diavolo") inquadrature e situazioni spesso sono sbiadite fotocopie in predominate blu del capolavoro di vent anni fa.
Onore a Rob Zombie che però interpreta decentemente dal suo punto di vista dilatando quel che Carpenter lasciò fuori dalla sua versione; le origini, la sua Infanzia, la famiglia disastrata, una madre (una splendida Shery Moon) incastrata nelle maglie del male, la forza della maschera alter ego da cui prende forza, il rapporto quasi paterno con il dottor Loomins (Malcom Mcdowell) durante il periodo del Nosocomio fino alla sanguinaria fuga da esso (a dire il vero, Carpenter fece una versione in cui si vedeva il male, sotto forma di silenzio e di uno sguardo senza emozioni, impadronirsi di Michael Myers interpretato dal fidato amico del regista lo scrittore musicista Nick Castle). Benché identica come sequenze, contenuti e temi musicali originali (ottimamente ripresi da Tayler Bates) rende più dinamica la notte delle streghe di Haddonfield. Mentre la tv trasmette “La Cosa” le babysitter accudiscono ragazzini che sanno da dove verrà il male, i lussoriosi hanno il privilegio di esser puniti per primi e la maschera del Capitano Kirk calata sul viso sembra cambiare espressione quasi a farci capire cosa accadrà alla prossima vittima.
E per chi ha amato l’originale “Vittime” se ne esce dalla visione di questa versione..sperando che sia posto un veto sui remake dei film John Carpenter, perché è sempre più palese che in passato si lavorava meglio anche se le produzioni erano a basso budget e penso sia una cosa significativa in questa sede dire che il cinema ha perso talenti ma soprattutto il cuore…inciso a lama dalla sua cavità e strappato a mano, gettato in un tritacarne, non si sa bene il perché e da quali regole assurde di mercato.


Fabio Pirovano

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