The Life of David Gale

Un'auto lanciata a folle velocità su una strada deserta si ferma improvvisamente, fumante. Una ragazza urlando disperata scende e comincia correre...
Quattro giorni prima era stata incaricata dal suo giornale di intervistare, in una prigione del Texas, un uomo condannato alla pena capitale a poche ore dall'esecuzione. Un' esclusiva ben pagata che "Bitsey" Bloom (Kate Winslet) affronta con serietà e distacco, consapevole di avere di fronte un uomo condannato per stupro ed omicidio da tre tribunali, inchiodato da prove che non lasciano molti dubbi sulla sua colpevolezza. Un incontro difficile (Bitsey: "mi dica perché sono qui"), uno scontro a colpi di ciniche accuse e ambigue confessioni ("volevano che morissi sapendo che la chiave della mia libertà era la fuori, da qualche parte") che, ora dopo ora, fra le pareti divisorie del carcere e le mura dell'indifferenza sociale ("nessuno vede una persona la di là del vetro, tutti vedono un crimine") ricostruirà drammaticamente la vita di David Gale...
L'irreprensibile Bitsey con l'aiuto di Zack (Gabriel Mann), un "praticante" della rivista, trasforma la sua intervista in un'indagine disperata che fra particolari inquietanti ed evidenti manomissioni porterà alla luce le terribili verità che hanno condotto un uomo esemplare, un professore di filosofia brillante, un combattivo "abolizionista" (Io ero il leader dell'organizzazione per l'abolizione della pena capitale e ora sono nel braccio della morte, non le suona un po' strano questo?) all'appuntamento con il boia...
The Life of David Gale, al contrario di quanto può far pensare il titolo non è una storia vera ma è costruita come se lo fosse per dare alla vicenda maggiore veridicità e sensibilizzare il pubblico verso un argomento sempre delicato e difficile da trattare, come quello della pena di morte. Ma Alan Parker (Evita, Le ceneri di Angela) nonostante l'impegno e la volontà profusi nel film riesce solo in parte nell'intento di suscitare interrogativi e riflessioni sull'argomento.
Il regista sembra privilegiare (soprattutto nella seconda parte del film) la dinamica dell'intreccio narrativo, cercando a tutti i costi il coup de theatre e finendo col perdere di vista la tematica e le assurde conseguenze della sua mistificazione, che finisce per essere penalizzata e banalizzata dall'impostazione "thriller" data al film e voluta dallo stesso Parker: "Il nostro film è un thriller. Sarebbe ipocrita fingere che sia qualcosa di diverso, consapevoli come siamo delle esigenze commerciali dell'odierna industria cinematografica...".
Un film che sembra reggersi soprattutto sugli interpreti, che riescono a dare intensità e sottigliezza ai protagonisti, pur condizionati dalle dinamiche del film e dalla convenzionalità di alcune situazioni (i media sciacalli, il giornalista-avvocato, la corsa all'ultimo minuto). Da elogiare, in particolare la prova della pallida e agguerrita "abolizionista" (...una società civilizzata deve convivere con una dura verità: chi cerca vendetta scava due tombe), Laura Linney nella parte di Constance, collega e amica di David Gale che offre anche i momenti più agghiaccianti del film e quella della sempre brava e combattiva Kate Winslet, che nel sensibile personaggio di Bitsey, concentra su di sé tutta la drammaticità del film. Un po' sotto tono Kevin Spacey, la cui ordinaria "doppiezza" pur essendo funzionale al personaggio e alla storia, risulta un po' troppo forzata e ostentata (anche grazie a vaneggiamenti filosofici, non sempre giustificati che tendono a volerne fare a tutti costi una sfinge quasi compiaciuta della sua enigmaticità) creando un personaggio sicuramente più ambiguo ma anche povero di intensità drammatica. Quell'intensità di cui il film sembra volersi volontariamente privare scivolando verso l'azione, il trhiller, l'architettura del "giallo" con soluzioni poco originali già portate sullo schermo con maggiore rigore e riflessione da Clint Eastwood nel suo Fino a prova contraria del 1998.
Se l'intenzione del regista era quella di scuotere le coscienze sul dramma della pena di morte, The Life of David Gale finisce col disorentare quelle stesse coscienze facendole inorridire non tanto di fronte alla barbarie di un'esecuzione capitale quanto davanti alle agghiaccianti e atroci conseguenze di un fanatismo no limits.


Ottavia Da Re

The Life of David Gale

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