Alla ricerca di Nemo

Una meraviglia, un risultato dell'animazione che entra nella lista storica dei cartoon più riusciti.
Nemo è un govanissimo Pesce Pagliaccio (così chiamati per via della pigmentazione arancione e bianca) che vive presso la Barriera Corallina. Suo padre Marlin, scottato dalla prematura perdita della moglie, è un genitore apprensivo e preoccupato, spaventato a morte dai pericoli del mare aperto. Ma quando Nemo viene catturato da due sub e rinchiuso nell'acquario di uno studio dentistico a Sydney, Marlin inizia un viaggio attraverso l'oceano alla ricerca del figlio, un percorso che lo porterà ad affrontare le sue paure e, alla fine, a ripensare la sua figura di padre.
Alla ricerca di Nemo, che sventola bandiera Disney, ma è frutto dell'acume creativo della Pixar, è uno splendido esempio di recupero della formula del film animato più tradizionale con spirito d'inventiva e innovazione.
Se la storia del complesso rapporto fra padre e figlio sembra seguire le orme del celebre Il re leone, nei fatti Alla ricerca di Nemo se ne allontana più di quanto si pensi. Non abbiamo, qui, il moralismo inquieto, di derivazione edipica, che serpeggiava nel travagliato passaggio all'età adulta del giovane leone Simba. Nemo non deve diventare adulto; deve superare le barriere delle soffocanti fobie paterne, rileggere la sua relazione con il padre, in modo altrettanto movimentato, ma in definitiva più sereno rispetto a quanto avveniva nel film del 1994.
Probabilmente non è un caso che, negli USA, Nemo abbia superato Simba in incassi. Il legame che unisce il pesciolino a suo padre è tratteggiato con estrema delicatezza, con una semplicità che diviene più che mai autentica nel rifiutare la banalità.
La costruzione dello scenario che ricrea l'oceano come un campo minato che nasconde pericoli dietro ogni crepaccio è magistrale, ed è strabiliante la veredicità visiva della fauna marina. Gli squali sono disegnati con tutte le loro serie di denti, contrariamente al ritratto contaminato di fantasia che ne ha fatto, ad esempio, La sirenetta. La balena, un omaggio al Pinocchio disneyano forse meno voluto di quanto possa sembrare, ha fattezze decisamente più realistiche. Razze gigantesche e ippocampi attraversano lo schermo come se fossero usciti da un documentario.
Alla ricerca di Nemo resta comunque un film d'animazione, non un documentario. Anche se i suoi protagonisti non sono i classici eroi che hanno popolato l'immaginario negli ultimi decenni. Marlin è diffidente e schivo; la sua aiutante affetta da improvvise perdite di memoria, Dory, mostra una sconsideratezza epocale. Perfino Nemo, il personaggio più accattivante e tenero del film, di eroico può avere una certa tempra, ma non le fattezze; è giovane e insperto, indifeso, ha persino una pinna atrofica. Eppure sono questi gli elementi che suscitano l'empatia più immediata.
E, in tutto questo, preziosi e raffinati sono i riferimenti cinefili. Non solo con i già citati Pinocchio, La sirenetta e Il re leone; scompaiono tutti, quando l'antipatica nipotina del dentista fa il suo ingresso sulle celebri note della colonna sonora di Psyco.
Ovviamente, accanto alla componente personale e psicologica, non manca quella spettacolare. Se anche può non conquistare l'esplosione delle mine sul fondale o la corsa fra le meduse, è letteralmente trascinante la sequenza nella corrente calda che porta a Sydney in compagnia di un gruppo di tartarughe marine. Tutti momenti accompagnati dalla pregevolissima colonna sonora di Thomas Newman.
Sono poche e opinabili le critiche che possono essere mosse a Alla ricerca di Nemo. E' vero, può sembrare un peccato l'essere tornati al già conosciuto velo di tristezza, che -chissà?- risulta troppo malinconica per il pubblico dei giovanissimi (la mamma di Nemo cade vittima di un pesciaccio prima che le sue uova si schiudano, à la Bambi). Ed effettivamente l'animazione opera del computer non giova alla rappresentazione delle figure umane. Ma passa tutto in secondo piano davanti all'inappuntabile orchestrazione delle sequenze sui fondali.
E, nonostante la commozione non manchi, i momenti di humour squisito abbondano. Oltre all'assai distratta Dory, ci sono i compagni di scuola di Nemo che chiamano un motoscafo motoschifo e persino un pesce igienista ossessionato da microbi e batteri nell'acquario in cui è prigioniero il nostro. La saporita iniezione di toni della miglire commedia accompagna un sentimentalismo lirico e pulito: Alla ricerca di Nemo riesce a farci ridere anche mentre il cuore sta per piangere.

Alessandro Bizzotto



"MIò!,MIò!,MIò!..."

Che mondo è Pixar? Un mondo di geni con un gran senso dell'humor.
Considerazioni che vengono spontanee dopo l'ennesima prova di forza di questi maestri del cgi.
Dirigono e coordinano (più troupe) Andrew Stanton (sceneggiatore di Monster Inc. e Toy Story), Lee Unkrich (co-direttore di Monster Inc.) mentre Jon Lasseter riveste nuovamente il ruolo di produttore esecutivo dopo Toy Story e A Bug's Life.
Thomas Newman elabora un'ottima colonna sonora, anche se un po' troppo convenzionale, riciclando alcuni brani da Road to Perdition, mentre la splendida fotografia, esaltata da un rendering digitale mostruoso e dalla perfetta coerenza delle ombre è curata da Sharon Calahan e Jeremy Lasky.
Alla ricerca di Nemo è una storia di pesci immersi nel loro macrocosmo (o microcosmo) dove regna la regola del più forte, una legge che arriva a rapportarsi con la "crudele" realtà umana dell'acquario. Ma umane sono anche le espressioni digitalizzate dei protagonisti ed umane sono le gesta di un timoroso pesce pagliaccio alla ricerca del figlio perduto, unico sopravissuto su 400 uova divorate da un feroce barracuda. Un'umanità autentica, perduta dall'Uomo, e ritrovata dalla Natura negli abissi oscuri di un magico e straordinario Oceano.
Ma al di là delle considerazioni profonde o troppo riflessive stimolate dalla dimensione educativa che costituisce le salde fondamenta di questo gioiello Pixar, la bellezza della storia si sviluppa soprattutto in un mare di personaggi dalle sembianze più o meno simpatiche (lo squalo Bruto, la smemorata Dory, la tartaruga Scorza) e dalle irresistibili caratterizzazioni (gli "inquietanti" gabbiani urlanti all'unisono "MIò, MIò, MIò!") che animano l'oceano, "figurine" esaltate e valorizzate dalla consueta bravura dei nostri doppiatori: su tutti, Alex Polidori (per Nemo), Luca Zingaretti (per Marlin), Stefano Masciarelli (suo il "Ciao Belloo!" di Scorza), Alessandro Rossi (per il terribile squalo Bruto) e la bravissima Carla Signoris (in tv, la simpatica "annunciatrice" degli ospiti di "La grande notte") che presta a voce alla smemorata Dory.
Uno splendido mare magnum in cui regna un equilibrio assoluto di dinamicità tra storia, momenti tristi e ironia (fino all'ultimo dei titoli di coda, da non perdere assolutamente!).
Un perfetto mix di Immagini ed emozioni per rendere imperdibile un'altra opera omnia della Pixar…Almeno fino al prossimo Natale (quello del 2004) e al prossimo film targato Disney, "Gli Incredibili - Una normale famiglia di supereroi" ("The Incredibles"), che sarà diretto da Brad Bird, già autore del magnifico "Il Gigante di ferro".

Fabio Pirovano


Alla ricerca di Nemo

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