Love Actually

Due mesi a Natale. C'è una cover da lanciare per conquistare la vetta dell'hit parade, un nuovo premier (Hugh Grant) da insediare, un bambino (Thomas Sangster) da crescere senza la madre, una fidanzata traditrice da dimenticare e un libro da scrivere, un marito da scoprire (Alan Rickman), un testimone (Andrew Lincoln) da consolare, un inglese doc da esportare (Kris Marshall) e un'impiegata timida e sognatrice (Laura Linney) che non vuole dichiararsi all'uomo che ama.
L'amore gira e lo fa soprattutto a Natale, così un manager furbacchione (almeno quanto il regista…), interpretato da Gregor Fisher, per rilanciare una vecchia e sprezzante rockstar degli anni '60, tale Billy Mack (ho visto tutto, ricordo ben poco, dichiara in un'intervista) ha un colpo di genio e la famosissima hit Love is all Around diventa Christmas is all Around
Il famoso pezzo lanciato dai Wet Wet Wet (guarda caso, già colonna sonora di Quattro matrimoni e un funerale che lanciò proprio Hugh Grant), dà il "la" alla giostra di sentimenti di Love Actually, un film che le prime battute sembrano irrimediabilmente condannare all'ennesima zuccherosa commedia romantica natalizia a forte rischio di diabete fulminante…
Ma per fortuna, dopo un paio di inquadrature fin troppo politically correct (con la voce fuoricampo che recita: È sempre più diffusa la convinzione che viviamo in un mondo pieno d'odio e avidità, ma io non ci credo, vedo amore dappertutto) grazie al "numero" liberatorio di Billy Mack (Bill Nighty) in sala d'incisione, il film scopre una vena dissacrante e autoironica in perfetto stile british, arrivando a parodizzare e sdrammatizzare anche le romanticherie più invadenti e smielate che l'ottimo regista Richard Curtis, al debutto dietro la mdp sa gestire con grande padronanza e furbizia forte, dopotutto, dell'esperienza come sceneggiatore di grandi successi del genere come Il diario di Bridget Jones (da cui mutua i protagonisti Hugh Grant e Colin Firth), Notting Hill e Quattro matrimoni e un funerale; quest'ultimo sicuarmente il più apprezzabile della serie e quello a cui Curtis dimostra, di ispirarsi maggiormente, impostando il film sulla coralità dei protagonisti e delle loro storie e sulla struttura di una commedia dal retrogusto amarognolo che si libera ben presto della spada di Damocle del "lieto fine a tutti costi" per regalarci un divertissement romantico ma pregno di sentimento e sincera umanità.
Due sono gli elementi che permettono al regista di lasciarsi andare alle gioie dell'amore e del Natale senza scadere nell'ennesimo stucchevole pacco dono da mettere sotto l'albero per assecondare l'effimera voglia d'affetto che si presenta puntuale ogni anno come le luminarie e il panettone.
In primo luogo un uso originale e dissacrante della "convenzionalissima" colonna sonora che pur inanellando i pezzi più gettonati di ogni Vigilia che si rispetti, tra cui, oltre alla già citata Love is alla Oround, All I want for Christmas is you di Mariah Carey (citato da una battuta conclusiva del film) e All You Need is Love di Lynden David Hall, impiega la musica in modo spiazzante e creativo trasformandola in un "collante", un filo conduttore per le vicende raccontate.
In secondo luogo un cast straordinario in cui ogni protagonista è riuscito a impreziosire la propria piccola grande performance, talvolta riuscendo ad arricchirla con sfumature di grandi intensità e dramma senza mai patire momenti di retorica o eccessiva drammatizzazione.
Si vedano su tutte le grandissime prove di Laura Linney (eclettica nel ruolo della segretaria timida e imbranata afflitta da un terribile dramma famigliare) , Emma Thompson (semplicemente straordinaria nella compostezza con cui interpreta una moglie tradita) e Liam Neeson (padre toccante e commovente), capaci di conferire al film complessità e grande umanità, bilanciando le situazioni più "comiche" e irriverenti inscenate dai "soliti" bravissimi Hugh Grant (nei suoi ormai noti "numeri" da solista capace di di far fronte all'insidioso presidente americano del sempre impeccabile Billy Bob Thornton), Colin Firth, irresistibile imbranato nei duetti in portoghese con la giovane Aurelia (Lucia Moniz), Rowan Atkinson (per lui solo due camei ma strepitosi) e dai due spettacolari "outsiders": Bill Nighty, fenomenale nella performance della star in declino Billy Mack (Su, Mikey, io e te sappiamo bene che è un disco stupido. Ma vedi, non sarebbe fantastico se il Numero Uno di questo Natale non fosse un ragazzino pieno di sé ma un ex eroinomane che vuole tornare sulla scena a ogni costo?) e la "scoperta" Kris Marshall (già interprete di Iris e Le quattro piume) disincantato e fenomenale nel ruolo dell'inglese doc in cerca di "fortuna" in America.
Ma una menzione va anche al piccolo Thomas Sangster, dallo sguardo vispo e intelligente, che il regista carica di significato e intensità, affidando spesso al ragazzino (come tutti i bambini, "depositario" di verità) il messaggio del film (Okay, lo farò, papà. Facciamoci prendere a calci dall'amore…).
Senza dimenticare i le belle prove di Martine McCutcheon, brava nel ruolo della "stagista" del primo ministro Hugh Grant, Alan Rickman (Harry Potter) marito fedifrago e indeciso di Karen (Emma Thompson) e Keira Knightley, forse un po' troppo sorridente, ma efficace nel ruolo dell' icona impossibile del testimone dello sposo.
L'amore gira e i protagonisti si fanno testimoni delle sue sfaccettate evoluzioni, nella giostra che lo vede nascere, trasformarsi, morire.
E alla fine del film cala il sipario, come in una mise en scene teatrale in cui ogni maschera di grande umanità ha recitato la sua parte, la compagnia si presenta per raccogliere gli applausi del suo pubblico e degli spettatori, sfilando in un aeroporto, che si rivela improvvisamente palcoscenico della vita e dell'amore.


Ottavia Da Re

Love Actually

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