Alien Vs Predator

Arriva nei cinema prodotto dalla 20th Century Fox, dopo dieci anni alla ricerca di uno script decente, il vero ‘scontro finale’.
Paul W.S.Anderson, senza perdere la sua dignitosa impronta già intravista in Event Horizon e Resident Evil, coaduivato dal bravo direttore della fotografia David Johnson, assembla e dirige un godibile fantaction-movie, con tutti i crismi del caso, chiaramente ispirato ai 6 film delle serie (4 Alien/2 Predator) ma con un occhio di riguardo al modello di James Cameron. Non mancano riferimenti da puro cinefilo a La cosa di John Carpenter (i ghiacci dell’Antartide, il bengala arancione sui riflessi bianco/blu sugli stessi ghiacci nella notte antartica e le ambientazioni nella baracche abbandonate ricoperte dalla neve) e a Stargate, con riferimenti a numerose inquadrature che resero famose le due serie: i corpi penzolanti di ignari uomini di scorta armata alla spedizione fanno da contraltare alle code infilzate nella schiena dei predators, come se Bishop (Lance Henriksen, qui nella parte del miliardario Weiland) avesse fatto scuola, mentre i pericolosi incontri al buio nei cunicoli semoventi della piramide azteco-cambogiana-egiziana, un ‘Cube’ piramidale, ci ricordano la triste fine che del capitano della Nostromo, Dallas.
Pur dimenticando per strada dettagli essenziali come il “chill factor” (il classico fumo/condensa che esce dalla bocca), cosa importante per dare un po’ di credibilità a ciò che stiamo vedendo, ambientato nelle temperature sottozero dell’Antartide, il film, grazie ad un uso sensato delle moderne tecniche digitali, colpisce per le crude e realistiche scene di lotta tra le due creature, gli ALIENS (sotto copyright HR GIGER) mantenuti identici a quelli visti nel primo film, e i PREDATOR, orfani di Stan Winston ma supervisionati da John Bruno, caratterizzati, invece, da licenze “poetiche” estetiche che non guastano.
90 minuti, esatti, senza troppe divagazioni, equipaggio sacrificabile (Raoul Bova compreso, alla faccia delle fans) e, come da copione, un unico superstite femminile, Sanaa Lathan, che si salva, forse, anche per merito dei suoi lunghi capelli quasi rasta…
Aspettando l’evoluzione del Predalien


Fabio Pirovano

Alien Vs Predator

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