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Intervista - Valeria Golino, respiro di donna

Valeria arriva leggera come un “respiro” e sembra sempre che assieme all’aria nei capelli ricci e ribelli la segua un’aureola di freschezza che l’avvolge come una rete da pesca e le onde del mare del film di Crialese che forse le appartiene di più.
Le testate maggiori se ne sono già andate, con i loro i critici più attempati, ma intorno al lei si forma subito un capannello di giovanissimi giornalisti, un simposio adorante tutto preso ad ascoltarla come una musa, attento a non perdersi una parola…

Ultimamente hai girato molti film, con quello che si potrebbe definire una sorta di cinema indipendente italiano, che poi è stato molto amato, pur non avendo avuto un grande successo di botteghino. E’ una tua scelta precisa quella di cercare sceneggiature di esordienti o semiesordienti di un cinema non commerciale, come “Texas”?

Io semplicemente cerco e aspetto delle cose che mi sembrano belle o inizialmente belle. Poi può capitare di fare delle brutte cose...L’importante è che nel momento in cui lo fa e scegli un determinato ruolo l’energia, la forza vitale che hai sia dedicata a qualcosa che ti interessa veramente. Finché lo posso fare, continuerò a farlo. Io vado semplicemente verso le cose che mi sembrano interessanti…

In “Texas” il personaggio che interpreti assomiglia molto al personaggio “emarginato” che avevi in “Respiro”. Lì un'isola persa nel mare, qui una provincia chiusa. E’ una figura femminile molto affascinante. Quali sono i punti in comune tra queste due figure secondo te?

Il punto di incontro è questa specie di “emarginazione”. Nel caso di Grazia una certa diversità, in quello di Maria la rottura di certe regole, il fatto che altri vogliano decidere per lei, però sono, come dire, emarginazioni vissute in maniera molto diversa. Quello che hanno in comunque è questa alienazione e il fatto che sono io a rappresentarle…
Un po’ si somigliano. Ma io spero di riuscire a raccontare queste persone di volta in volta in maniera diversa. Cerco sempre con tutte le mie forze di andarmene, andarmene da me stessa innanzitutto, e poi anche da determinati ruoli. Almeno ci provo…

Ormai è tardi e per noi giovani critici restano poche perle da raccogliere preziose come conchiglie su una spiaggia deserta e dimenticata. Concluse le interviste mi avvicino e da donna a donna la ringrazio per la capacità di regalarci sempre delle figure femminili così belle, così rare nel cinema italiano, da “L’albero delle pere” a “Respiro”, fino a “Texas”, Donne vere, a volte fragili, negative, ma autentiche, libere come lei.
Mentre già mi allontano, Valeria mi prende improvvisamente la mano, stringendosela e ringraziandomi in un sussurro pieno di riconoscenza e complicità. Una brezza leggera, un “respiro” del mare.


Ottavia Da Re
In collaborazione con Marta Ravasio

(14/10/2005)


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